discorso delicato. Si sconfina nella "morale di stato". Personalmente, se ti dopi liberissimo ma se ti ammali le cure non te le passa lo stato. Te le paghi come ti pagavi le porcherie che ti facevi.
Concordo. Ognuno deve esser libero e lo Stato dovrebbe aver fiducia nell'intelligenza dei propri cittadini, non, al contrario, fare da padre e considerare i cittadini dei bambini da proteggere ed indirizzare sulla "via giusta".
Qui però non c'è in ballo solo la salute di una persona, ma il rispetto delle regole, il rispetto verso gli altri (corridori e tifosi), il rispetto di un'etica.
A mio parere chi si dopa merita la squalifica a vita da ogni competizione sportiva.
Non sono state violate solo le regole del gioco, ma le regole di un codice etico che prescinde dal tipo di sport praticato e dalla categoria di appartenenza.
Violazione che ha conseguenze gravi: non bisogna dimenticare che lo sportivo è una persona che ogni giorno della sua vita si propone come idolo per qualcuno, in particolare per i più piccoli.
Lo sportivo deve sempre esser consapevole di questa responsabilità.
Forse io, provenendo da altri sport, ho un concetto ancora troppo romantico dello sportivo.